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La Bella e la Bestia (1991)

Il film

© Disney

Considerato tra i massimi picchi dell’animazione Disney e ancora oggi uno dei Classici più famosi, soprattutto perché è stato in grado di arrivare agli Oscar in diverse categorie, tra cui quella di Miglior Film, tornando a casa con due premi: il primo per la Migliore Colonna Sonora di Alan Menken e il secondo per la canzone Beauty and the Beast, firmata da Céline Dion e Peabo Bryson. Basato sulla fiaba omonima di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, debitore del capolavoro omonimo di Jean Cocteau uscito nel 1946, il Classico Disney riuscì a rendere la cupa storia d’amore tra una ragazza ed un mostro, rinchiusi in un castello maledetto, adatta anche ad un pubblico di più piccoli grazie al contrappeso comico di personaggi come Lumiére, Tockins, Mrs. Bric e gli altri oggetti del castello. Fu un tale successo che ispirò per la prima volta un musical di Broadway.


L'arte

© Disney | min. 00.05.38

Con La Sirenetta molte cose iniziarono a cambiare. Il Rinascimento Disney era ufficialmente iniziato e forse gli Studios si resero conto che l’arte poteva essere qualcosa di più di mero citazionismo e diventare un mezzo per approfondire i personaggi e il contesto in cui vivono. I film che seguono ne sono emblema, partendo da La Bella e La Bestia.

Nel 1991 uscì al cinema la storia di una ragazza che, annoiata dalla vita in un paesino di provincia, inizia a cercare l’avventura nei libri. I suoi compaesani la scrutano con stupore per quella sua aria sempre tra le nuvole, passeggiando per le vie senza mai staccare gli occhi dalle pagine che legge. Anche noi spettatori iniziamo a crederci e quando una donna getta l'acqua nella grondaia sul cammino di Belle iniziamo anche a preoccuparci che possa prenderla in pieno. Ecco però che Belle si ripara prontamente con l'insegna di un negozio.

Potrebbe non essere distratta come pensiamo?

Su questa insegna infatti è rappresentata una pipa molto simile a quella che vediamo nel famosissimo dipinto di René Magritte, Il tradimento delle immagini. «Questa non è una pipa» recita la scritta nell’opera dell’artista belga, eppure è ciò che sembra: ciò che fa Magritte infatti è invitarci a mettere in discussione ciò che vediamo, a riflettere sull’ingannevolezza delle apparenze perché per quanto lo possa effettivamente sembrare, quella non è una pipa ma una sua rappresentazione. Allo stesso modo Belle, che ti invita a mettere in discussione ciò che ti aspetti da lei, presentata come una ragazza diversa da tutte le altre in cerca di un marito. Oppure no? Del resto il suo libro preferito riguarda sì una storia d'avventura, ma la parte che preferisce riguarda proprio l’innamoramento. Belle vuole il vero amore, ma vuole sfidare il ruolo imposto alle donne focolare della casa. Questa sua contraddizione è sintomo di un carattere complesso che i direttori artistici hanno voluto sottolineare con l'inserimento dell'opera di Magritte, anticipando anche il tema centrale di tutto il film.


© Disney | min. 00.35.52 – 00.35.55

Belle non è la moglie di nessuno, né vuole esserlo, ma fantastica sulle diverse avventure che si possono vivere prima di innamorarsi. Inizia così la sua avventura una volta giunta nel castello della Bestia, dove trova sulle cui pareti due dipinti che ci raccontano qualcosa di più sulle personalità e i desideri dei due protagonisti. Uno di questi è La ragazza con l'orecchino di perla (1665) di Johannes Vermeer, pittore olandese noto per i suoi meticolosi dettagli e l'uso del chiaroscuro. Indipendentemente da ciò che l’omonimo romanzo e film suggeriscono, non si sa nulla sull'identità della ragazza ritratta e non ci resta che fantasticare come Belle. Il copricapo che indossa e l'orecchino di perle per cui il quadro è famoso alludono all'esotico, ma la ragazza che li indossa è bianca, probabilmente di origine europea. I suoi abiti sono poveri, anche se la perla era un bene accessibile alle sole famiglie più ricche. Non sappiamo il suo nome, né da dove venisse, ma questa donna rappresenta in un certo senso ciò che Belle sta cercando: l'avventura nel grande mondo, una supplica anonima per un posto diverso dalla Francia provinciale, il suo bisogno di fuggire verso uno stile di vita differente.


© Disney | min. 00.41.43

Questo ritratto di un'anonima ragazza europea è la rappresentazione visiva di ciò che Belle (inconsapevolmente) diventerà se la relazione con la Bestia andrà in porto: lo stile di vita sontuoso del castello, le fortune di un aristocratico per viaggiare, il principe azzurro del libro che leggeva seduta sulla fontana del paese. Principe che, guarda caso, è ritratto accanto a lei sulla stessa parete e nello stile del cavaliere ridente di Frank Hals (1582-1666). Il ritratto che vediamo è quello di un uomo vestito con un abito nero e pregiato, da nobile, cappello nero e colletto di pizzo, secondo la moda riservata agli uomini di buona reputazione nel XVII secolo. Un uomo che è ancora nobile nonostante il suo aspetto da Bestia decadente, un uomo “non finito”. Il suo animatore Glen Keane, infatti, sostenne di essersi ispirato all’arte rinascimentale italiana e in particolare al non finito di Michelangelo per la scena della sua trasformazione in essere umano. Anche se un po' ce lo ricordano anche i telamoni della scala principale, raffiguranti la Bestia sorreggere il peso del suo segreto.


© Disney

I riferimenti artistici di questo film non sono finiti. Nella canzone "Di nuovo umani" (inserita nelle versioni in DVD successivamente al 2003 per via del successo musicale di Broadway ma poi rimossa dopo poco per tornare alla versione originale) il personale del castello trasformato in oggetti d’arredamento dal sortilegio spera di rompere la maledizione e tornare di nuovo umani e al loro più semplice modo di vivere. In questo frangente vediamo due personaggi in un rapido tableau vivant di un’opera molto amata, American Gothic (1930) di Grant Wood, impersonato (si fa per dire) da Mrs. Bric e Tockins, ora attori del quadro e custodi domestici che risolvono i problemi del castello. Sono l'incarnazione della crescita e della speranza americana, il ritratto di una coppia eteronormativa che incoraggia la Bestia a diventare una versione migliore di sé stesso sposando una donna, per poi ritirarsi dalle loro ardue carriere di custodi, come due genitori ormai stanchi.


© Disney | min. 01.14.35

Infine Gaston. Se nella prima stesura della storia e nello storyboard l’antagonista moriva sbranato dai lupi dopo essere sopravvissuto alla caduta dal castello, in quella che conosciamo noi non si vede la scena della sua morte, ma i registi Gary Trousdale e Kirk Wisea lasciano a noi la deduzione. Grazie al teschio che compare nelle pupille di Gaston per appena un secondo riusciamo a comprendere il suo destino, basandoci sul pensiero dell'artista M.C. Escher, secondo cui negli occhi è riflesso il volto di chi ci guarda, di chi ci guida. In questo caso è il volto del Fato, come in quello dell'occhio che dipinse nel 1946. Il destino dell’uomo, la tragicità della vita umana. Negli occhi di Gaston vediamo quindi il riflesso del suo destino, cioè la morte ormai inevitabile.


Link utili

Guarda La Bella e la Bestia su Disney +


Le opere:

René Magritte, Il tradimento delle immagini (1928-29)


Johannes Vermeer, Girl with a Pearl Earring (1665)

al Mueso Mauritshuis, The Hague, The Netherlands.


Frans Hals, The Laughing Knight (1624),

alla Wallace Collection, London, UK.


Michelangelo Buonarroti, Prigioni o Schiavi,

alla Galleria dell’Accademia, Firenze, Italy.


M.C Escher, Eye (1946)

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