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Biancaneve e i sette nani (1937)

Il film

© Disney

Non solo il primo lungometraggio della Disney, ma il primo della storia in generale ad essere interamente realizzato in animazione tradizionale. Quando nel 1934 Walt Disney rese pubblico al New York Times il suo progetto tutti lo etichettarono come la “Disney’s Folly”, la follia di Disney. Alla sua uscita nel 1937 venne però accolto come un capolavoro indiscusso e oggi è ancora uno dei titoli più amati dell'intera produzione disneyana (nonostante le recenti polemiche sul bacio del principe). Con quel bellissimo stile illustrativo tipico dei libri di fiabe europei che già da qualche anno aveva preso piede nelle Silly Symphonies, questa versione della fiaba di Biancaneve riuscì rapidamente a imporsi nell'immaginario collettivo e ancora oggi viene percepita come quella “ufficiale”. La trama non si discosta poi molto dall’originale (una principessa perseguitata dalla matrigna fugge nel bosco trovando rifugio in una casetta abitata da sette nani disposti ad aiutarla), ma alcuni elementi vennero messi da parte a vantaggio dei principi narrativi che Disney avrebbe seguito per tutto il resto della sua carriera. Fra questi l'utilizzo della musica ai fini della narrazione.


L'arte

© Disney | min: 00.03.15 – 00.03.20

Nella Cattedrale di Naumburg c’è la statua di una donna, fiera e regale, che con le sue mani lunghe e affusolate porta al volto i lembi delle sue vesti per coprirsi con un gesto di aristocratica ritrosia. È la bella Uta di Ballenstedt, margravia di Meissen, sfuggita al rogo dopo aver subito un processo per stregoneria. Eppure era solo una piccola e bella principessa, nata intorno all’anno 1000 da una famiglia aristocratica di origine polacca, gli “Askani di Ballenstedt”. Nel 1026 sposò Eccardo II, quarantunenne margravio di Meissen, e si traferì nel suo castello di Albrechtsburg per vivere felice e contenta come nelle favole. Della sua vita si sa veramente poco, se non che negli anni del matrimonio fu una moglie devota ed obbediente. Quando si ritrovò protagonista di un processo per stregoneria ne uscì vincitrice, anche se quell’infamia provocò nell’animo del suo austero consorte una ferita vergognosa e imbarazzante, rafforzata dalla delusione di non aver avuto figli durante la loro vita insieme. Così Eccardo, ultimo degli Ekkehardinger, con loro morte a Meissen nel 1046, lasciò a malincuore il margraviato a Guglielmo III di Weimar.


© Disney | min: 00.51.15 – 00.52.58

I coniugi vennero sepolti insieme nella cattedrale di Naumburg accanto agli antenati di lui, rappresentati da meravigliose sculture. Quella di Uta è collocata nella cappella absidale vicino al marito Eccardo II e, in età romantica, fu acclamata come simbolo di bellezza germanica e icona di virtù femminili. Nel Novecento, sotto il nazismo, divenne il prototipo della donna ariana e venne ritratta persino sui francobolli tedeschi. Forse è per questo che Walt Disney e i suoi animatori scelsero proprio lei per impersonare la regina Grimilde, antagonista di Biancaneve nel loro primo lungometraggio. Se per la giovane protagonista trassero ispirazione dal noto personaggio dei fumetti americani Betty Boop, per la malvagia regina si basarono proprio sull’immagine di Uta, donna bellissima ma che allora divenne simbolo del male più grande del secolo scorso. Per renderla ancora più credibile nella sua cattiveria, gli animatori decisero di inasprirne i lineamenti ritoccando leggermente la linea delle labbra e delle sopracciglia, prendendo a modello la splendida e conturbante Joan Crawford, allora all’apice del successo.



Tuttavia, anche la donna più bella del reame non può che appassire sotto il peso dell’invidia. Quando Grimilde decide di uccidere la rivale che l’aveva superata in bellezza per riconquistare di nuovo il suo primato, cambia le sue sembianze e diventa il vero e proprio ritratto della povertà. Una povertà d’animo che le fa abbandonare il suo solito aspetto regale per assumere le sembianze un'anziana e grottesca donna, come il personaggio ritratto in Due vecchi che mangiano la zuppa (1820-23) da Francisco Goya, oggi al Museo Nacional del Prado a Madrid. Entrambe le figure sono affiancate da un teschio, simbolo del loro destino inevitabile. I toni del film diventano sempre più cupi, come già anticipato dagli alberi che tanto hanno terrorizzato la principessa nel bosco (e tutti gli spettatori bambini, che dopo anni conservano ancora quel ricordo) e già utilizzati dagli animatori Disney in una Silly Symphony del 1932 (Flowers and Trees), a loro volta basate sulle illustrazioni di Arthur Rakham.



Link utili

Guarda Biancaneve e i sette nani su Disney +


La scultura:

Il gruppo scultoreo della Cattedrale di Naumburg


Il dipinto:

(1820-1823) visitabile al Museo Nazional del Prado




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