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Hercules (1997) - Parte 1

Il film

© Disney

Dalla drammaticità di Notre Dame de Paris al più leggero e divertente Hercules, ma che riesce comunque a mantenere una certa solennità nei temi trattati. Dopo tutto si parla di dèi, di mostruosi flagelli che minacciano l’umanità, di una donna che ha fatto un patto con il re degli Inferi, di un uomo che aspira a diventare immortale. Insomma, c’era tutto il materiale per una tragedia greca che le Muse riescono ad alleggerire con le loro canzoni e cori Gospel, aiutate dalla spiccata vena comica che permea tutto il film grazie ai personaggi di Ade e Phil. Il character design si adatta a questa dimensione umoristica, preferendo al taglio naturalistico dei film precedenti uno più cartoonesco, spigoloso e caricaturale che vuole rendere omaggio alle pitture vascolari della Grecia antica. Discorso a parte lo merita la scena dell'Idra, realizzata esclusivamente in CGI, che pur trattandosi di una delle prime integrazioni tra le due tecniche resiste molto bene alla prova del tempo.


Le opere d'arte nell'opening

© Disney

Più che essere un film ambientato nell’antica Grecia, Hercules è un libro di storia dell’arte in movimento. Sono talmente tanti i riferimenti e le citazioni artistiche in questo film che è impossibile elencarli tutti in poche righe, meriterebbe un approfondimento a parte. In questo sito di parti ce ne sono ben due, cercando di raccontare con chiarezza tutte le citazioni e offrire la possibilità di vedere ogni opera dal vivo. Citazioni all’arte greca ma non solo, perché in più di qualche occasione gli animatori si sono presi delle licenze poetiche. È il caso di Giasone col Vello d’oro, scultura in marmo realizzato dall’artista Bertel Thorvaldsen nel 1803, oppure dell'atleta che combatte con il pitone di Frederic Leighton, risalente al 1877. Queste sculture le vediamo nella galleria dell’overture, quando la macchina da presa ci accompagna tra i capisaldi dell’arte scultorea più famosi di sempre: tra questi vi sono l’Atena del Pireo (360-340 a.C.), l’Afrodite Accovacciata (III a.C.), alcuni dettagli del frontone e del fregio del Partenone (40 a.C.), la Venere de Medici (I a.C.), il poeta o Filosofo di Delphi (III a.C.), il Kouros di Milo (VI a.C.), il celebre Cronide di Capo Artemisio (480-470 a.C.), il Pugile a riposo (329 a.C.), i Pinakes di Lokri (V a.C), figure del frontone del Tempio di Aphaia (V a.C.), un Atena con gufo (V a.C.), il Doriforo (II a.C.), il gruppo del Pasquino (IV a.C.) e Kleobi e Bitone (585 a.C.). A chiudere la galleria di sculture vi è poi una piccola sala di vasi decorati secondo il gusto ellenico. In particolare il nostro sguardo si sofferma su un vaso a figure nere che raffigura Ercole mentre combatte contro il leone di Nemea in una delle sue dodici fatiche. La decorazione è quella dell'Anfora Castellani, conservata ai Musei Capitolini di Roma (VI a.C.). Di seguito le vediamo nel dettaglio.



Atena del Pireo (IV secolo a.C.) | Museo Archeologico del Pireo

Nel 1959 alcuni operai che stavano perforando il terreno per installare delle tubature scoprirono questa statua di culto alta 2,35 m insieme ad altre tre grandi statue in bronzo e manufatti del IV secolo a.C. Gli storici ritengono l'opera un'originale di Cefisodoto o Euphranor, oppure una creazione in stile classicizzante d'epoca ellenistica. Inizialmente collocata nel santuario di Zeus Soter, venne poi conservata nella stoà del porto in seguito ad un attacco dei romani. Oggi è conservata nel Museo Archeologico del Pireo in ottime condizioni, nonostante danni irreparabili del tempo.



Scultura bronzea di Doidalsa, databile al 250 a.C. circa, che ritrasse Afrodite in una posa originalissima: accovacciata mentre sta per ricevere l'acqua del bagno sacro, sviluppando l'idea dell'Afrodite cnidia di Prassitele. Oggi nota solo da copie di epoca romana, di cui la migliore è quella marmorea senza braccia esposta nel Museo nazionale romano di Palazzo Massimo a Roma. Altre copie si possono ammirare:

- Museo del Louvre a Parigi, in una versione acefala e senza braccia proveniente da Sainte Colombe;

- The British Museum di Londra in una versione completa, ma di qualità inferiore (versione Lely) e proviene dalle collezioni Gonzaga;

- Galleria degli Uffizi, in una versione con testa da restauro e databile al I secolo, proveniente da Villa Medici.



Questo rilievo scultoreo riproduce un frammento dell’imponente Fregio del Partenone, situato sulla cima dell’Acropoli di Atene, uno dei maggiori monumenti architettonici della civiltà greca. Una creazione voluta da Pericle (447 – 432 a.C.) e realizzata dagli architetti greci Ictino e Callicrate, sotto la supervisione di Fidia. Scolpito interamente su grandi lastre di marmo pentelico da Fidia e i suoi allievi, il lungo fregio decorava tutto il perimetro esterno della cella del celebre tempio. Su di esso erano raffigurati scene e personaggi legati alle processioni panatenaiche. In questo frammento vediamo quattro divinità comodamente sedute su sgabelli dialogano dopo aver voltato le spalle alla scena centrale della dedicazione del peplo panatenaico raffigurata nel blocco V. Il primo da sinistra è Poseidone, accanto a lui sono seduti Apollo, sua sorella Artemide e Afrodite.



Sempre dal Partenone, ma questa volta dal frontone orientale, proviene questa scultura di Dioniso o Bacco conservata nel British Museum. Ispirato da quanto fece Napoleone poco prima, che aveva portato a Parigi opere insigni dell'arte italiana, nel 1801 anche il diplomatico britannico Lord Elgin decise di rimuovere i marmi del Partenone di Atene e molte delle sue sculture per portarle in Inghilterra, dove vennero poi acquistati dal British Museum. La collezione delle Antichità Greche e Romane occupa attualmente 13 sale dell’ala occidentale al piano terreno del grande museo londinese ed è ordinata cronologicamente a partire dall’Età del Bronzo fino al periodo imperiale romano.



Poeta o Filosofo greco (V secolo a.C.) | Diverse collocazioni

In una delle nicchie sulla parete dietro Dioniso si può intravedere una scultura che assume la posa del poeta o filosofo greco scoperto a Roma nel 1876 nella zona di Villa Aldobrandini (Quirinale) ed ora parte dei Musei Capitolini, esposta nella Centrale Montemartini di Roma. Dello stesso prototipo è la statua conservata nel Museo Archeologico di Delfi.



Kouros di Milo (VI secolo a.C.) | Museo Archeologico Nazionale di Atene

Accanto al filosofo di Delfi vi è invece quella che forse è la scultura più iconica del periodo: il Kouros di Milo. Esempio perfetto di kouros del VI secolo legato alla corrente ionica, che si contraddistingue rispetto alle durezze di quella dorico-peloponnesiaca per la sua figura più elegante e slanciata, di maggiore agilità e con una definizione anatomica più sottile. La posizione infatti è la setta degli altri kouroi, statue votive rappresentanti giovani uomini, ma la sua testa è più gracile e il corpo meno squadrato, più armonico e snello. A caratterizzarlo è l'assenza di barba, i capelli avvolti in trecce e le labbra leggermente dischiuse.



Copia romana di un originale greco, la Venere Capitolina si ispira, come le altre varianti del tema, all'Afrodite cnidia di Prassitele, con particolari similitudini con la Venere de' Medici che, sebbene riferibile a un periodo più tardo del prototipo capitolino, è un originale greco. L'opera ritrae Venere al bagno, nella posizione pudica, che si piega leggermente su sé stessa per coprirsi con le mani e le braccia il pube e i seni. Accanto a sé ha un panno appoggiato su un'alta anfora. L'acconciatura è alquanto particolare, coi capelli annodati sia sulla nuca, sia sulla testa, a mo' di fiocco. Del tipo capitolino si conoscono varie copie conservate:

- al Museo del Louvre (versione Campana, scoperta ad Anzio),

- al British Museum (da Torvaianica),

- all'Ermitage e


Durante la campagna napoleonica in Italia (nel 1797) la statua fu portata a Parigi per volontà del generale Napoleone per poi tronare a Roma nel 1815. Da quel momento è esposta presso i Musei Capitolini, dove è a tutt'oggi conservata, grazie all'intervento del Canova successivamente al Congresso di Vienna.



Pinakes di Locri ( V secolo a.C.) | MArRC – Museo Magna Grecia di Reggio Calabria.

Tavolette votive in terracotta, recanti varie rappresentazioni a bassorilievo della vita sociale e religiosa dell'antica Locri Epizefiri. I famosi Pinakes locresi risalgono al V secolo a.C. e rappresentano una delle produzioni artistiche numericamente più consistenti dell’arte magnogreca, nonché una testimonianza unica di un complesso di devozione popolare. Si tratta di quadretti in terracotta di modesto formato (non oltre i 30 cm in lunghezza e altezza per circa 1 cm di spessore) prodotti localmente, a partire da una matrice in cui il disegno era realizzato in negativo e su cui la lastra di argilla cruda veniva pressata in modo da presentare, dopo la cottura, il medesimo soggetto in positivo, ravvivato da una vivace policromia di cui restano tracce in diversi esemplari. Le tavolette così ottenute erano destinate ad essere sospese, mediante fori visibili sul bordo superiore, alle pareti del temenos o anche agli alberi di un boschetto sacro come offerta devozionale. Quelli riportati nel film in particolare rappresentano Hermes, messaggero degli dèi, incontrare Afrodite, dea della bellezza.



I gufi sono animali devoti ad Atena, dea della sapienza e delle arti. Per secoli la monetazione principale di Atene mostrava la testa di Atena da un lato e una civetta dall'altro, a testimonianza del loro legame simbolico. In questo bronzetto del Metropolitan di New York, risalente al 460 a.C., la dea è ritratta rilassata e pronta a far volare compagno. Se nel disegno del film sembrerebbe una scultura di dimensioni naturali, quella che potete vedere al MET non è più alta di 15 cm.



Cronide di Capo Artemisio (V secolo a.C.) | Museo Archeologico Nazionale di Atene

A differenza del precedente bronzetto di Atena che ha modificato notevolmente le sue dimensioni, Il Cronide di capo Artemisio è una statua bronzea di 209 cm e che viene ritratta più o meno a grandezza naturale. Databile al 480-470 a.C. circa e conservata nel Museo archeologico nazionale di Atene. Fu ritrovata nei fondali marini antistanti capo Artemisio, nell'odierna Eubea, ed è una delle pochissime opere bronzee originali che ci sono giunte. Non essendo chiaro cosa la statua dovesse tenere nella mano destra, se un fulmine o un tridente (si tratterebbe quindi di una figura di Zeus o, rispettivamente, di Poseidone, entrambi figli di Crono, da cui il nome Cronide), o qualcos'altro. Ad ogni modo, il volto barbuto e con l'acconciatura finemente cesellata è tipico delle statue di divinità.



Frontone orientale del Tempio di Aphaia a Egina (485-480 a.C.) | Glyptothek Munich

Il Tempio di Aphaia nell'isola di Egina presentava con una ricca decorazione frontonale, i cui gruppi scultorei di entrambi i lati est ed ovest sono conservati alla Gliptoteca di Monaco, restaurati e ricomposti dallo scultore neoclassico danese Bertel Thorvaldsen. Entrambi i frontoni mostrano al centro la figura della dea Atena (alla quale Aphaia era assimilata), e ai lati gruppi di combattenti, con gli angoli del frontone occupati da guerrieri caduti e armi abbandonate, rappresentanti le imprese troiane degli eroi locali. L'introduzione del film ci mostra due particolari del frontone orientale: un soldato in posizione offensiva e l'Eracle arciere, pesantemente accucciato sui talloni e inginocchiato nell’atto di scoccare una freccia. Quest'ultimo spicca per la sua espressività e per il vigore con cui compie il gesto. Un piccolo tempio, ai più forse sconosciuto, ma che ci mostra come nell’arte greca la rivoluzione partì proprio dal naturalismo del corpo umano.



Pugile alle Terme (330-50 a.C.) | Palazzo Massimo alle Terme

Anche nota come Pugile in Riposo o Pugile del Quirinale, questa è probabilmente la statua esposta a Roma più conosciuta e apprezzata dai turisti statunitensi, soprattutto quelli provenienti da New York e da Los Angeles, dove è stata ospitata per quattro anni con grande clamore mediatico. Risalente alla seconda metà del IV secolo a.C. e attribuita a Lisippo o alla sua immediata cerchia, rappresenta un pugile seduto, colto probabilmente in un momento di riposo dopo un incontro. Le mani sono protette dalla tipologia di guantoni indicati come Himantes Oxeis, grossi e complessi guanti da combattimento introdotti nella pratica pugilistica dal IV secolo a.C.: le quattro dita sono infilate in un pesante anello costituito da tre fasce di cuoio tenute insieme da borchie metalliche.



Frederic Leighton - Atleta che lotta contro un pitone (1877) | Tate Britain

Una scultura in bronzo che è nota in diverse versioni e repliche (in bronzo, in marmo, in gesso) e di cui anche la Galleria Nazionale di Roma conserva una copia. La prima in assoluto però è la scultura bronzea presentata alla Royal Academy nel 1877 ed oggi alla Tate Britain. Leighton stesso dichiarò che l'idea dell'Atleta gli venne durante la realizzazione di un'altra opera (Daphnephoria), prendendo quell'occasione per indagare il tema del nudo maschile in tensione eroica e all'antica. L'ispirazione è ovviamente l'arte classica e Rinascimentale, Michelangelo in particolare è sempre alla base dell'immaginario poetico di Leighton.



La scultura marmorea databile alla metà del V secolo conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è la miglior copia romana, ritrovata a Pompei, di un originale Doriforo bronzeo di età classica, eseguito da Policleto e databile intorno al 450 a.C. Molti ricorderanno quest'opera per il famoso canone ideato da Policleto sulla base dei rapporti che intercorrono tra le diverse parti del corpo umano: lo scultore si pose il problema di rappresentare al meglio la realtà considerando l’osservazione naturale unita ad una rielaborazione razionale ed astratta stabilendo che la testa sia 1/8 del corpo, il busto 3/8 mentre le gambe 1/2. Il modellato della muscolatura del Doriforo segue perfettamente i movimenti degli arti, si notano i fasci muscolari del deltoide sinistro che reagiscono alla tensione nel sollevare il braccio. Il quadricipite femorale destro è teso e rigido nella tensione per sostenere l’intero peso del corpo. Peccato che nel film sia stato confinato in un angolo.



Inizialmente realizzata in argilla per l’Accademia di Copenaghen (1802) per dimostrare i propri progressi, poi replicata in marmo (1828) su commissione di Thomas Hope, un ricco mecenate inglese. Il tema riprende un disegno precedente raffigurante Giasone con il vello d’oro realizzato da Asmus Jacob Carstens, ma l’aspetto estetico del nudo artistico è ispirato all’Apollo del Belvedere (Musei Vaticani) ed al Doriforo di Policleto (MANN). Nel 1917 quando gli eredi di Hope dispersero la sua collezione a Deepdene, nel Surrey, la statua venne acquistata all’asta dai proprietari del Museo Thorvaldsen di Copenaghen. Tuttavia esistono almeno due repliche della scultura: una situata presso il municipio di Copenaghen ed una in bronzo situata presso la piazza Thorvaldsen di Roma, nelle vicinanze di Villa Borghese. Quest'ultima replica, in particolare, venne donata nel 1925 dalla città di Copenaghen in segno di amicizia verso l'Italia.



Menelao e Patroclo (200–150 a.C.) | Loggia dei Lanzi e Palazzo Pitti

Nota anche come Aiace che sorregge il corpo di Achille, quest'opera si trova a Firenze, al centro della Loggia dei Lanzi, in Piazza della Signoria.Per lungo tempo si è pensato che il personaggio sorreggente il cadavere di Patroclo fosse Menelao, ma ultimamente è stato ipotizzato che si tratti di Aiace Telamonio. L'opera è comunque basata sull' Iliade di Omero, dove sono descritte l'uccisione di Patroclo ad opera di Ettore e la lotta accesasi fra Achei e Troiani per il possesso del suo cadavere, recuperato poi dai primi.



Kleobis eBiton (585 a.C.) | Archaeological Museum of Delphi

Cleobi e Bitone di Polimede di Argo sono due statue greche che rappresentano i gemelli addormentati per sempre dalla dea Era. Erodoto fa riferimento alla loro vicenda nel primo libro delle Storie, raccontando di come i due fratelli, durante un rito sacro celebrato dalla madre Cidippe (sacerdotessa consacrata alla dea Era della città di Argo), trainarono un carro per 45 stadi (circa 8,3 km) fino al sommo della collina dove si trovava il santuario. La sacerdotessa fu commossa da tale sacrificio e chiese alla dea di ricompensare i due ragazzi. Così, dopo la notte di festeggiamenti, Era li fece addormentare per un sonno piacevole ed eterno. Le statue che vedete riprendono questo tema e sono attribuite a Polimede di Argo, che le realizzò nella seconda metà del VII secolo a.C. in marmo pario.



Anfora Castellani - Eracle lotta contro il leone di Nemea in presenza di Atena (530-520 a. C.) | Musei Capitolini

A chiudere la carrellata di opere d'arte vi è una piccola stanza con ceramiche, il cui cuore è rappresentato da questa anfora che rappresenta Eracle mentre lotta contro il leone di Nemea. Una decorazione simile, seppur non identica, si può trovare sull'anfora attica della collezione Castellani, conservata nei Musei Capitolini, raffigurante Ercole in lotta con il leone nemeo alla presenza di Atena e attribuita al Pittore dei Conservatori (530-520 a. C.).


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